IL CORPO DELLA DONNA NEL CINEMA E NELLA VITA REALE
IL CORPO DELLA DONNA NEL CINEMA E NELLA VITA REALE
Partiamo dal “caso Incontrada”. Sulla copertina del 7 agosto di “Vanity Fair”, rivista settimanale di gossip e altro, Vanessa Incontrada, attrice e conduttrice, si è fatta fotografare nuda. Forme rotonde, seni coperti dall’avambraccio destro e coscia sinistra accavallata su quella destra. Sguardo dolce rivolto verso l’obiettivo del fotografo o, se volete, verso i lettori vouyer. Tutto, come regola impone, scrupolosamente photoshoppata: quindi niente cellulite, qualche ritocchino e persino un po’ smagrita.
Perché l’ha fatto? Per soldi o per vanità?
Pare per protesta contro il body shaming, ovvero ogni forma di bullismo a danno del corpo e delle sue forme, e il diritto di essere curvy. Comunque sia, l’ha fatto. Ed è accaduto quello che si è voluto accadesse: elogi e critiche. Ma anche insulti. Soprattutto da parte delle donne stesse. Tra cui, come è noto, la solidarietà è merce rara. Risultato concreto? La rivista ha venduto più copie e l’Incontrada ci ha guadagnato in visibilità. E che visibilità! Comunque, sia il settimanale sia l’attrice, ringraziano. Nel mondo del cinema e dello spettacolo la donna ha sempre fatto sapiente uso del suo corpo, indipendentemente dai ragli del vecchio e del nuovo femminismo. In merito, ci viene alla mente Luca Goldoni, l’impietoso e ironico osservatore dei costumi italiani. E così tiriamo giù dallo scaffale uno dei suoi libri più gustosi: “Non ho parole” (Club degli Editori, 1978). Tratta l’argomento, da par suo, poche pagine: 53-58. D’allora sono passati 42 anni, ma è come se l’avesse scritto oggi. Non potendo riportare l’intero brano, lo abbiamo sintetizzato sino all’osso. Scrive Goldoni: «Mi chiedono di spiegare: perché Jacqueline Bisset è considerata la più bella attrice al mondo. Che tipo di donna rappresenta e come si colloca nell’evoluzione della morfologia femminile? [ … ]. Con una cinquantina di telefoto sparse sul tavolo provo a interrogarmi; copro con una mano gli occhi e il naso della Bisset, analizzo la bocca, perfetta come la pubblicità dei rossetti. Poi copro la bocca e il naso, mi concentro sugli occhi e così via. Perché è bella? [ … ]. Con uno sforzo ulteriore considero che è una faccia che potrebbe stare su una statua greca, in un fumetto di Barbarella, in un quadro del Rinascimento o sulla copertina di “Playboy”. Però se penso alle facce della Dietrich, della Harlow, di Marilyn o della Bardot, quella della Bisset mi sembra una faccia dei manichini Upim. Perché allora questo successo internazionale? Comincio a chiederlo a qualche collega che passa. Uno dice: perché è una dritta, non si è mai mostrata nuda in un film e così ogni spettatore se la spoglia per conto suo. Un altro, che ha fretta, dice: perché ha una faccia d’angelo con due occhi da troia. Un altro teorizza: perché, tramontate le superstar, oggi le attrici giocano tutte in serie B e sono le più belle del mondo una settimana per ciascuna. [ … ]. Telefono a Brunella Gasperini (titolare di note rubriche su “Annabella” e “Novella”, tramite le quali dialogava coi lettori su temi allora all’avanguardia: ndr) , le espongo il caso. Risponde che le facce delle ragazze di oggi si sono allungate, sono leggermente equine, denti sporgenti, le figlie a cui vogliamo far mettere il filo d’acciaio per restringere l’arcata superiore si rifiutano, vogliono i dentoni, il labro superiore deve stare semichiuso come quello delle stangone della California, il filo d’acciaio se lo verrebbero mettere quelle che hanno i denti dritti; non hanno più superdive cui ispirarsi come ai tempi della Morgan o della Moreau, adottano un modulo veramente hippy, sono tutte uguali, quando vanno in corteo scandiscono io sono mia, ma sarebbe più giusto che dicessero noi siamo nostre. [ … ]. Una volta ho chiesto a mio figlio: perché di quelle due hai scelto la più brutta? Lui mi ha detto che non capivo niente e che l’altra era un confetto e gli ricordava la Bisset. Cercai di spiegarmi il perché di questo baratro generazionale e convenni che nel mio inconscio erano rimaste briciole di Boccasile, calze con la riga, tacchi a spillo, anche le mie compagne di classe vestivano provocante. Provocavano, ma non venivano a letto neanche dopo mesi di lettere appassionate. Oggi c’è una bellezza ideologica che s’imbruttisce infagottandosi, tanto in una mansarda ci si toglie tutto in tre secondi”. Poi Goldoni chiede il parere a Laura Bonaparte, direttrice di “Cosmopolitan”, che sul modello di donna aveva condotto un sondaggio fra quindicimila lettrici. Ed era risultato che la Bisset rappresentava “il prototipo della falsa- magra. [ … ]. La falsa-magra è la reazione alle diete disumane per adeguarsi alle ossa di Twiggy, Veruska eccetera, la donna si accorge che non ce la fa più con quaranta chili a pigliare il metrò tutte le mattine. Però la falsa-magra appartiene al primo stadio della rivoluzione femminile: l’emancipazione. Resta sempre donna oggetto, segretaria bella presenza cercasi. Oggi che non si parla più di emancipazione ma di liberazione della donna, la falsa-magra che deve piacere agli uomini è un modello rifiutato: “Nel mio sondaggio le giovanissime si dichiarano per le un po’ in carne con curve e alcune addirittura pe la prosperosa ben proporzionata…” [ … ]. Negli anni Cinquanta si decise che era il momento delle maggiorate; poi si abrogarono gli aerostati davanti e didietro e si lanciarono gli ectoplasmi tipo Twiggy. Più tardi, siccome nei film le donne cominciarono a spogliarsi e non si poteva far spogliare delle radiografie si lanciò il nudo di media cilindrata (Antonelli, Giorgi,Muti ecc.)». Nessun commento, se non che condividiamo tutto. Il corpo della donna, nel cinema e nella vita reale, non registra niente di nuovo.
Pietro Filomeno