VINCENZO CAL0' INTERVISTA ALFONSO PISTILLI...
Intervista a cura di Vincenzo Calò
Benvenuto Alfonso! Senti, come si fa a godere di una sorpresa (bella o brutta che sia?)? Si può essere ancora fragili e dolci al contempo? Chi sa come fare ha capito anche l’essenza della nostra esistenza. Imparare a godersi i momenti ampliandone il tempo o a circoscrivere le negatività di un evento brutto è la vera sfida del benessere. È sicuramente una delle cose più difficili da imparare e io, nonostante mi impegni, non sempre ci riesco. La fragilità e la dolcezza credo si sposino perfettamente in una persona dall’alta sensibilità e questo fortunatamente nessuno può sovvertirlo.
Si può provare piacere a nascondere dei sentimenti, è così che si rigenera il mistero della vita? La vita è piena di sentimenti nascosti, soprattutto quando potrebbero svelare debolezze che la nostra società non ammette come se fossimo tutti programmati per uno scopo. Non credo però che nascondere i sentimenti sia qualcosa che dia piacere, anzi credo che nell’intimo di ognuno di noi si desideri essere più bravi a esprimere i sentimenti.
Come si fa a sapere di valere? Credo che questo sia un aspetto soprattutto caratteriale. C’è chi ha un’alta autostima, a volte troppa, e chi invece è ancora insicuro dei propri mezzi. Riconoscendo nell’umiltà una virtù da preservare, credo che si possa trovare il giusto equilibrio con la consapevolezza delle proprie capacità imparando a raccogliere le attestazioni positive sul proprio lavoro; è un primo passo verso la consapevolezza.
Bari te la porterai sempre con te? Questa città ha espresso tutto il suo potenziale, ma proprio tutto? Bari è una città che ho amato e che porto nel cuore. Nessuno può affermare di aver espresso il massimo del potenziale, significa fermarsi, invece questa è una città in movimento, in evoluzione, che cerca sempre di migliorarsi non disdegnando i piccoli piaceri della vita.
Non stiamo dando troppo per scontata la negatività che si esprime col fare illegale? Non solo la stiamo dando per scontata, la stiamo anche idolatrando, continuando a eleggere paladini di romanzi e serie tv quei personaggi che popolano il sottobosco dell’illegalità come se fossero i supereroi del nuovo millennio. Come se si stesse diffondendo ormai la convinzione che sia l’unico modo per avere successo nella vita.
Ma serve aderire a tutti i generi letterari per migliorarsi nella scrittura? Quando ti leggi, ti accetti al volo, e per giunta affascinato da una sgrammaticatura, o rapito da un segno di punteggiatura? Andando per ordine, come lettore credo che sia fondamentale aprirsi a vari generi letterari, è sicuramente costruttivo e utile alla crescita della propria scrittura. Meno come scrittore, nel senso che non credo che sarò mai in grado di scrivere ad esempio un libro fantasy, non lo sento nelle mie corde. Quando scrivo no, non mi accetto subito, e rileggendo spesso taglio, modifico e soprattutto affido ciò che scrivo a persone che stimo come lettori per sentirne il parere. Non nego che ci potrebbero essere delle espressioni, delle parole di cui ci si innamora al punto di volerle a tutti i costi tenere, per questo ritengo che sia fondamentale un buon lavoro di editing che dia un parere più asettico e professionale sulla scrittura.
Artisticamente (ma non solo) da cosa ti lasci contaminare? Da tutto ciò che viene svolto con passione, chi mette passione in quello che fa è in grado di far innamorare anche gli altri.
T’imbarazza dire in giro che fai lo scrittore, o basta vederti per pensare che tu lo sia? In quale lettera t’identifichi, e perché? A volte si, ma soprattutto nell’ambiente attorno a me. Essendomi affacciato tardi a questo mondo la cosa ha provocato stupore in molte persone che hanno sempre fatto parte della mia vita. Per giunta vedendomi, tutto si può pensare tranne che io faccia lo scrittore. Non c’è una lettera in cui mi identifico, le lettere insieme formano parole e le parole sono in grado di emozionare, è quello che cerco di fare scrivendo.
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